mercoledì 4 aprile 2012

"Magra" consolazione

Quante volte, negli ultimi mesi e anni, ho sentito quel vuoto allo stomaco.
E' una specie di sobbalzo poco sotto il petto, come se il cuore inciampasse per un attimo. Poi ricomincia tutto daccapo, la disperazione, a rabbia, l'invidia. E infine, puntualissimo, il senso di colpa.
Già, perché la cosa più terribile del sentirsi dire quelle due fatali parole - sono incinta - è proprio l'inestricabile e controversa tempesta di sentimenti che scatena.
Succede con l'amica ultraquarantenne e scettica, con la conoscente ventenne ed entusiasta, persino quando la notizia ti viene riferita da terzi e riguarda perfette sconosciute.
E poi succede con tua sorella più piccola, e allora tutto diventa ancora più difficile. Soprattutto se lei ha già una figlia e hai già dovuto affrontare tutto questo. Soprattutto se due giorni dopo devi sottoporti a un tranfer embrionario e sei imbottita di ormoni fino al collo.
Lei te lo confessa con timore, quasi che dovesse infliggerti suo malgrado una coltellata. Ed è così, a dire il vero. Perché? Perché proprio adesso? Perché, se sapevi a che cosa mi sto sottoponendo, non mi hai lasciato il tempo di provarci? Perché le cose non possono andare secondo natura? La sorella maggiore dovrebbe avere figli per prima, non assistere ai tuoi parti mentre i suoi capelli imbiancano, non vedere tutte le ragazzine a cui ha fatto da balia diventare madri!
Vorresti essere felice. E lo sei, a conti fatti. Ma sei anche talmente disperata per te stessa che non riesci a dimostrare entusiasmo per lei. Stenti a trattenere le lacrime. E, cosa ancora peggiore, te lo fanno notare.
"Un brindisi al bambino nuovo, visto che nessuno ha dimostrato entusiasmo", dice mia madre.
Un'altra stoccata. Eppure, anche lei sa quello che sto passando. Purtroppo non può capirlo, e per questo la invidio. Appartiene a quella generazione alla quale bastava pensarlo, un figlio, per averlo tra le braccia.
Ecco un'altra cosa che riuscirà ad allontanarmi da casa, mi dico. Proprio adesso che sentivo la disperazione alleggerirsi, che pensavo al fatto che sto per sposarmi, che mi godevo mia nipote senza pensare che forse non le avrei mai dato una cuginetta. Eppure, basta un annuncio a farmi ripiombare negli inferi. Non ero guarita, in fondo. Basta il pensiero di dover affrontare un'altra gravidanza in famiglia da spettatrice. Basta vedere i figli delle mie cugine più piccole che giocano insieme come facevamo noi una volta. Basta immaginare lo sguardo impietosito dei parenti che si dicono quanto io sia sfortunata.
Perché il mondo la sterilità non te la perdona. I lieti annunci non finiranno mai, e nemmeno il senso di colpa, se non imparerai a fartene una ragione. Vedrai i figli dei tuoi amici e dei loro figli, vedrai persino i figli dei tuoi nipoti...
E il fatto che io sia meravigliosamente magra, come mi fa notare mia madre quasi per darmi il contentino, non è affatto una consolazione. E' il risultato del logorio che la mia mente m'infligge, del batticuore costante, della colpa che sento per non aver consentito a mia sorella di gioire spensieratamente della sua gravidanza.
Mi spiace tanto, sorellina mia, ma in questo momento sono io, quella da proteggere.

Questo è lo stato d'animo con cui ieri mi sono sottoposta al mio secondo transfer. Ero così a terra che quasi speravo la mia blastocisti solitaria non ce la facesse a scongelarsi, terrorizzata al pensiero di dover affrontare queste due settimane.
Ma lei è stata battagliera, e come Woody Allen nel Dormiglione ha ripreso vita, e così tutto è andato secondo i piani.
Continuo a dirmi che forse avrei dovuto aspettare un altro po', che non sono pronta, che il destino non premia chi coltiva sentimenti negativi.
Ma poi penso a come gira il mondo e mi dico che non c'è un destino, che non c'è un disegno intelligente.
In fondo, è una fortuna che l'intensità dei miei sentimenti mi abbia impedito di essere diplomatica e di nascondere la rabbia e la tristezza. Credo che ammettere come mi sento sia il primo passo verso la guarigione. O almeno lo spero, lo spero davvero.
Affronterò anche questa attesa, con i capogiri, il batticuore e le lacrime sempre in agguato.

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