lunedì 19 novembre 2012

Non, rien de rien. Non, je ne regrette rien (35+4)

Ormai conto le settimane a ritroso, a cominciare dalla data presunta del parto. Domani mancherà un mese esatto. Un mese per riposarmi un po', per cominciare a entrare nell'ordine di idee che questo piccolo scalciatore di budella dovrà uscire da lì sotto. Un mese per crederci.
Ho visitato le sale parto, ho preparato la valigia, ho fatto spazio, ho imparato come identificare il momento in cui dovrò correre in ospedale.
Eppure non riesco a convincermi. Sono curiosa di sapere fin quando durerà questo scetticismo - forse fino alla sala parto, o magari fino ai suoi diciott'anni.
Perché ormai mi è chiaro che una mamma diversamente fertile non sarà mai come una mamma normofertile, e non lo dico certo in senso negativo.
Una mamma come noi sarà sempre parte di una comunità, sarà sempre solidale con le sue compagne di lotta - mamme di figli cercati con tenacia e sofferenza, mamme  potenziali e mamme mancate - e avvolta dalla solidarietà di chi ha capito e riflettuto in modo davvero profondo sul significato di avere un figlio.
Una mamma come noi non darà mai nulla per scontato, non pronuncerà mai frasi insensibili, non giudicherà mai in modo sbrigativo le scelte di un'altra donna.

Io credo che davvero, indipendentemente dall'esito, siamo tutte mamme. Ci sono giorni in cui vorrei dimenticare come sono arrivata fin qui, rimuovere tutto e avvolgermi in una parvenza di normalità. Ma poi bastano una frase superficiale sulla fecondazione assistita, la storia di una donna, una carta che spunta fra i miei documenti medici a far riaffiorare questo spirito battagliero che ormai fa parte di me e di cui vado orgogliosa.

Non so se vorrei rifare tutto, non so se ne avrei la forza. Ma una cosa è certa: è andata così, e io non rimpiango nulla, nulla. Voglio guardare avanti, vivere ogni giorno di questo mese e di questa attesa che mi è stata concessa, e viverla come una che sa di essere stata sommamente fortunata ma anche sommamente cazzuta.