lunedì 19 marzo 2012

Cinque giorni

Cinque giorni, cinque, di ritardo.
Mi era già capitato, qualche volta, ma mai così a lungo - abbastanza a lungo da cominciare a illudermi, nonostante sapessi che potevano essere stati gli ormoni, nonostante sapessi quanto fosse improbabile, nonostante cercassi di essere pessimista.
Perchè a volte penso ancora che possa esserci un disegno nelle cose, un piano preciso che qualcuno ha stabilito per me. E che a un'atea basti accendere un cero a una santa sconosciuta per cambiare il corso del Destino.
Così, ho cominciato a credere di essere rimasta incinta nell'attesa del prossimo transfer.
E invece era la solita beffa, quella unita all'inganno, che fa ancora più male, che ti abbatte al punto da farti dubitare che potrai risollevarti.
Mi pesa sulle spalle una spossatezza che non lascia troppo spazio allo spirito d'iniziativa. Una stanchezza di essere me, un desiderio di uscire da questo corpo e di strisciare in un altro qualsiasi, una segreta speranza di annullamento.
La guerra, nonostante tutto, continua.